Il “Caso Pittelli”, emblema della “non Giustizia” all’italiana sbarca sul Tevere (Da L’Italiano)

dalla Redazione Romana del Quotidiano l’Italiano

ROMA – Ancora una volta Roma chiama Catanzaro. La Capitale ha accolto la protesta degli Amici di Giancarlo Pittelli che sostengono la battaglia di civiltà a favore dell’ex senatore coinvolto, suo malgrado, nell’inchiesta “Rinascita Scott” che a qualche anno dalla clamorosa operazione mediatica («È la più grande operazione dopo il maxi processo di Palermo». Così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri aveva orgogliosamente annunciato e sintetizzato il blitz che avrebbe dovuto travolgere l’organizzazione delle ‘ndrine nel Vibonese coinvolgendo oltre che malavitosi anche politici, imprenditori e professionisti, ma che – a conti fatti – non ha ancora prodotto risultati tali da poter essere considerata memorabile sotto il profilo del contrasto alla criminalità organizzata, come invece avvenne per il lavoro operato da magistrati come Falcone e Borsellino.

Largo Argentina, davanti alla notissima Libreria Feltrinelli, è riapparso (grazie ai dovuti richiesti permessi) il banchetto unitamente ad un piccolo chiosco gestito dai volontari per chiedere pubblicamente ai passanti firme affinché i magistrati che stanno processando l’avv. Giancarlo Pittelli valutino l’effettiva esistenza dei gravi motivi per i quali l’ex parlamentare e penalista tra i più noti del sud Italia, non possa affrontare il processo da uomo libero.

Il materiale stampato e diffuso per la conoscenza di quanto sta avvenendo relativamente al caso giudiziario grazie alle libere sottoscrizioni raccolte dal Comitato per Pittelli

Più di venti mesi di carcerazione preventiva evidentemente non sono stati ritenuti adeguati visto che la Procura (a firma congiunta e con un corridoio preferenziali sulle date in calendario) insiste nel voler far ritornare quest’uomo di quasi settant’anni dietro le sbarre per il solo fatto di essere accusato del reato di “concorso esterno in associazione mafiosa“.

Ecco che il dott. Enrico Seta, coordinatore dell’Associazione Pro Libertà per Pittelli si chiede: “Sono davvero così gravi gli indizi della sua colpevolezza? Ritengono davvero che ci sia un pericolo di fuga? (e dove?). Si teme che possa reiterare i reati “commessi”? (sempre che li abbia commessi). E quali, in specifico? Credono davvero che possa alterare le prove già raccolte (ormai anni or sono) dalla Procura?

Essere libero non significa sottrarsi al processo! – precisa Enrico Seta che insieme agli altri componenti che lo assistono nel chiosco raccoglie firme perché Pittelli possa affrontare da libero cittadino un processo che al momento appare indiziario – Al contrario: la condizione normale non dovrebbe essere quella di affrontare il processo (di primo grado!) in ceppi. Lo afferma la nostra Costituzione e lo confermano i trattati e le dichiarazioni sovranazionali firmate dal nostro Paese. Quali sono i motivi di una eccezione così vistosa?“.

La domanda è più che lecita visti anche gli esiti di tante altre inchieste avviate dalla Procura del capoluogo regionale la cui portata si è andata poi spegnendo nel corso degli iter processuali.
Enrico Seta tiene a precisare: “Nel rispetto delle funzioni istituzionali di ognuno, ci pare giusto porre queste domande. Ciò di cui intendiamo occuparci non è l’innocenza o la colpevolezza, del Pittelli… non è questo il nostro compito che – tra l’altro è ben gestito dal collegio difensivo che lo sta egregiamente assistendo ma i beni primari quali la LIBERTÀ e la SALUTE di un cittadino che gode del diritto incoercibile della PRESUNZIONE DI INNOCENZA.
Con rispetto, ma anche con fermezza, ribadiamo la nostra posizione condivisa pubblicamente da oltre duemila cittadini
“.

La lista della raccolta delle firme dei cittadini italiani che condividono la necessità di porre fine al martirio civile dell’avv. Giancarlo Pittelli va aumentando di giorno in giorno mentre il processo prosegue con le dichiarazioni di inquirenti o di “pentiti” che passano da un argomento all’altro senza che per tali ragioni emergano fatti penalmente rilevanti o che appaiono – nel contesto processuale – esclusivamente come “indizi” sui quali poggiano mere ipotesi di reato tutte da dimostrare o da comprovare con la massima attendibilità. In sostanza, almeno sino ad oggi, in un aula bunker dal costo addebitato sulle spalle dei contribuenti ma sempre più “grigia, sorda e vuota”, l’eco dei fatti con le accuse emerse appare così discutibile e labile da non ipotizzare che si possano richiedere esigenze cautelari per Giancarlo Pittelli.

Un distintivo che i volontari appongono nell’esercizio della diffusione del materiale illustrativo e per la raccolta delle firme

L’ex senatore non è certamente un capo banda, un boss che detiene al soldo clan criminali e né tanto meno pare essersi macchiato di reati tipici della criminalità mafiosa al punto da dover attendere la sentenza dietro le sbarre. Il suo ruolo è stato sempre e solo quello di difensore legale di uomini facenti parte della ‘ndrangheta… Ma basta il sospetto di aver oltrepassato in qualche modo l’operato lecito per la loro difesa in termini legali, per essere valutato alla stregua di un pregiudicato dal curriculum penale macchiato?

Sono in molti a pensare che la “necessità” di mantenere Pittelli in uno stato di “carcere preventivo” sia la sola punizione che potrebbe essergli somministrata arbitrariamente – e in anticipo – visto che all’orizzonte potrebbe profilarsi – come si augurano i conoscenti e i tanti concittadini che giurano sulla sua onestà – un’assoluzione dai fatti che gli vengono contestati.

Il tavolo per la raccolta delle firme a Largo Argentina a Roma

L’azione del Comitato per Pittelli andrà comunque avanti ampliando il numero delle firme sino ad oggi raccolte e puntando alla cifra di almeno 3000 in modo da presentare poi il dossier agli uffici preposti per la salvaguardia dei diritti costituzionali garantiti ad ogni cittadino.

Due volontarie in Largo Argentina che hanno prestato il loro tempo nella raccolta per le firme e nella sensibilizzazione al problema del Caso Pittelli
  • Posted by riformagiustizia
  • On Marzo 17, 2022
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