Caso Pittelli: Luci, Ombre e Giustizia (Da Aduc)
Articolo di Sara Astorino
Preliminarmente, trattandosi di una vicenda giudiziaria con processo ancora in corso, è bene precisare che questa analisi non esprime né un rilievo sulla vicenda giudiziaria né un giudizio sul Collega Pittelli.
Per offrire un quadro chiaro della situazioni, tuttavia, devono essere elencate le circostanze emerse intorno a questo caso.
Chi è l’Avv. Giancarlo Pittelli?
Wikipedia:
L’Avv. Pittelli è un Avvocato penalista, laureatosi per l’Università La Sapienza di Roma in data 21 Luglio 1975.
Avvocato Cassazionista che ha rappresentato società di rilievo internazionale nel campo dell’energia e delle costruzioni generali.
L’Avv. Pittelli è anche un ex coordinatore regionale di Forza Italia in Calabria.
Eletto deputato nel 2001 come candidato per la Casa delle Libertà nel collegio uninominale di Soverato.
Ha ricoperto dal 1980 in poi diverse cariche pubbliche e nel mentre ha redatto centinaia di articoli in materia di amministrazione della giustizia, partecipando tra l’altro ad innumerevoli convegni sul tema.
La vicenda giudiziaria
Wikipedia:
L’Avv. Pittelli risulta indagato nell’ambito dell’inchiesta Poseidone.
Inchiesta condotta dal PM Luigi de Magistris ed avente ad oggetto presunti illeciti nella gestione dei fondi comunitari nel settore della depurazione.
L’accusa mossa nei suoi confronti era quella di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete.
L’inchiesta dapprima è stata assegnata ad un diverso PM e successivamente è stata disposta l’archiviazione della posizione dell’Avv. Pittelli per insussistenza della notizia di reato dopo le indagini svolte da due diversi PM, Salvatore Curcio e Giuseppe Borrelli.
Nel 2007, tuttavia, de Magistris ha denunciato l’Avv. Pittelli alla Procura di Salerno per il delitto di corruzione in atti giudiziari ma in data 20 Aprile 2016, è stata emessa sentenza di assoluzione per insussistenza dei fatti denunciati.
La Corte di Appello invece ha dichiarato commesso, ma estinto per prescrizione, il reato di abuso d’ufficio.
Per tale vicenda Pittelli ha intentato un’azione risarcitoria nei confronti dello Stato italiano e nei confronti di alcuni magistrati.
Le vicende giudiziarie dell’Avv. Pittelli non terminano nel 2016 poiché in data 19 Dicembre 2019 viene arrestato nell’ambito dell’Inchiesta rinascita Scott.
Nell’ambito della predetta inchiesta sono stati eseguiti 334 arresti tra le organizzazioni di ‘ndragheta di Vibo Valentia facenti capo alla cosca Mancuso.
L’accusa questa volta è di associazione per delinquere di stampo mafioso.
Solo in data 17 Ottobre 2020, dopo quasi un anno, vennero concessi gli arresti domiciliari per ragioni di salute ed a nulla sono valsi i numerosi tentativi effettuati dai legali dell’Avv. Pittelli per ottenere dal Tribunale del Riesame anche la revoca di questa misura.
Ed ancora in data 19 Ottobre 2021 l’Avv. Pittelli è stato sottoposto nuovamente alla custodia cautelare in carcere nell’ambito della diversa inchiesta Mala Pigna.
L’accusa in questo caso è di concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito di una inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, avente ad oggetto il traffico di rifiuti gestita dalla cosca ‘ndraghetista Piromalli.
Il Tribunale del Riesame successivamente concedeva i domiciliari che venivano revocati per violazione delle disposizioni dei giudici.
L’’Avv. Pittelli, infatti, indirizzava corrispondenza epistolare al ministro Mara Carfagna e pertanto in data 08 Dicembre 2021 è stata nuovamente disposta la detenzione in carcere.
In data 09 Febbraio 2022 l’Avv. Pittelli, a seguito dell’accoglimento dell’ennesima istanza presentata dai suoi avvocati, ritorna ai domiciliari con l’obbligo di “allontanarsi – scrivono i giudici – dal luogo di esecuzione della misura cautelare, anche verso pertinenze, in assenza di preventiva autorizzazione di questa autorità giudiziaria”.
Secondo il Tribunale l’Avv. Pittelli poteva tornare ai domiciliari “considerato che il tempo trascorso dal momento della riapplicazione della massima misura custodiale – scrivono i giudici – nonché il complessivo comportamento dell’imputato possono far esprimere, allo stato, un giudizio prognostico favorevole di resipiscenza del Pittelli in punto di futuro rispetto delle prescrizioni sullo stesso gravanti”.
A seguito di questo ennesimo sviluppo è nato un comitato, presieduto dall’ex consigliere parlamentare Enrico Seta che si è fatto promotore di una petizione per la scarcerazione di Pittelli.
Se si vuole partecipare alle petizione bisogna inviare una mail al seguente indirizzo: appelloperpittelli@gmail.com
Le critiche all’impianto accusatorio
Le informazioni sono state tratte dal sito de La Repubblica:
Tra le varie contestazioni mosse all’impianto accusatorio vi sono, per quanto riportato da testate come il Riformista e La Repubblica, quelle legate alle trascrizioni delle intercettazioni ambientali e telefoniche che sarebbero state caratterizzate da omissioni pregiudizievoli per l’imputato.
La prima contestazione è relativa all’intercettazione relativa al dialogo tra Giovanni Giamborino, accusato di essere affiliato alla ‘ndrangheta, e la propria moglie.
Quest’ultima dice: “Qui abita Pittelli?”.
Risposta di Giamborino: “Sì”.
E la donna: “Ma è mafioso…”.
Così la conversazione viene riportata nell’ordinanza, ma omettendo l’intonazione interrogativa e le frasi successive.
Leggendo, invece, la trascrizione integrale lo scambio tra marito e moglie prosegue.
Giamborino, infatti, replica: “No, avvocato”.
E’ di immediata evidenza ed impatto come la trascrizione cambi completamente il significato delle parole.
Ulteriore contestazione è legata proprio al contenuto della lettera inviata a Mara Carfagna che ha determinato il rientro dell’Avv. Pittelli in carcere.
La lettera contiene una contestazione specifica della ricostruzione proposta negli atti.
Parla di “manipolazione” di alcune trascrizioni di intercettazioni, come quella di una conversazione telefonica avvenuta nel 2016 con un suo cliente, che rivela notizie già divulgate precedentemente dai quotidiani locali.
Nella stessa lettera, Pittelli parla di un’altra captazione ambientale, nella quale gli inquirenti avrebbero inserito un avverbio (“ancora”) destinato a cambiare il senso della frase.
Si aggiungono, poi, altre valutazioni relative a comportamenti che la Procura avrebbe considerato come prova di una sua complicità con l’associazione criminale.
Nessuno ha mai dato spazio a queste criticità sottolineate dall’imputato e ciò accade perché ad oggi il processo non è mai iniziato!
Il nodo gordiano
E’ inutile in questa sede esprimere giudizi sull’opportunità o sulle ragioni che hanno portato un uomo, rimasto a lungo in carcere e perfettamente a conoscenza delle conseguenze giuridiche delle proprie azioni, a violare una disposizione del Giudice.
Altrettanto inutile è pontificare sulle varie inchieste in cui egli è imputato o è stato indagato.
Se si vuole fare un analisi obbiettiva della vicenda occorre concentrarsi su altri aspetti.
Su l’unico motivo che avrebbe scosso l’opinione pubblica indipendentemente dal fatto che la “vittima” della vicenda fosse un avvocato ed ex parlamentare ed indipendentemente dalla natura e dalla gravità dei reati che vengono ad essere contestati.
Il nodo gordiano della vicenda è che ad oggi il processo non è iniziato, non esiste una sentenza e la misura cautelare è stata utilizzata abbondantemente.
Quello che disturba è espresso chiaramente nell’appello presentato dal comitato predetto: la violazione dell’art. 6 della CEDU e soprattutto la sensazione di assistere ad una ripetizione del Caso Contrada.
Si legge nel predetto appello per il comitato “Siamo amici, colleghi, concittadini, semplici conoscenti di Giancarlo Pittelli, noto avvocato calabrese ed ex esponente politico di rilievo nazionale che da oltre due anni è privato della libertà a seguito di un’inchiesta giudiziaria ancora lontana da una sentenza di primo grado. Non esprimiamo un parere – perché non ne avremmo titolo – sulla qualità di questa inchiesta, sul rigore nell’espletamento delle procedure seguite dagli organi inquirenti, sulla inoppugnabilità delle prove addotte contro l’imputato. Numerosi autorevoli articoli di stampa e addirittura interventi nelle aule parlamentari hanno affrontato questi temi. Osserviamo però che una così lunga carcerazione preventiva, cioè senza che l’imputato sia sottoposto ad un regolare processo, ai nostri occhi come a quelli di una sempre più larga fetta di opinione pubblica, appare ingiustificabile e soprattutto non coerente con alcuni dei principi cardine dello Stato di diritto e della Costituzione. Ma soprattutto intendiamo attestare, con questo appello la nostra vicinanza, la nostra amicizia – per coloro che gli sono amici – il rispetto per le capacità professionali e intellettuali di Giancarlo Pittelli, di cui danno sufficiente prova oltre quaranta anni di attività forense, amministrativa e politica. Tutto ciò, a prescindere dalla maggiore o minore distanza dalle sue idee politiche. La sopravvivenza di legami di stima e di rispetto, o addirittura di amicizia, agli effetti – anche mediatici – di un procedimento giudiziario non solo non giunto ad una decisione definitiva, ma neppure ad una sentenza di primo grado, non è solo un’esigenza dell’imputato direttamente interessato, ma un elemento essenziale del tessuto sociale, della sua vitalità ed autenticità. Assistiamo, invece, impotenti allo sconvolgente scadimento dello stato psicofisico di Giancarlo Pittelli a causa della lunga carcerazione preventiva, condizione questa che gli impedisce di poter concentrare tutte le energie nella propria difesa. Non vogliamo che a questo si aggiunga una lesione della sua immagine e un impoverimento delle relazioni costruite in una vita: ciò non ha nulla a che vedere con il rigore nella lotta alla criminalità ma rappresenta solo un regresso civile e sociale che nessuna persona libera può accettare. Per questo motivo manifestiamo pubblicamente e ribadiamo all’avvocato Giancarlo Pittelli gli immutati sentimenti di rispetto, affetto ed amicizia e opponiamo resistenza ad ogni uso degli strumenti del diritto che produca come effetto l’isolamento della persona e l’inaridimento delle relazioni sociali e affettive.”
- Posted by riformagiustizia
- On Marzo 15, 2022
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